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PERCORSI ALLA SCOPERTA DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

LA TERRA E LE GENTI: L'ARCHEOLOGIA

Attraverso i segni archeologici è raccontata la storia di questa terra scelta nel corso dei secoli da popoli di diverse origini e provenienza che hanno continuato a insediarsi in luoghi già vissuti. I siti scelti sono quelli più facilmente accessibili i cui resti sono stati resi comprensibili attraverso interventi che ne hanno migliorato la lettura della struttura originale. Dai primi insediamenti sanniti alle città romane fino alle fortificazioni medievali le pietre descritte costituiscono le tracce sovrapposte del passaggio delle genti che hanno abitato e costruito la terra di Molise.

 
 

INDICE

  1. SEPINO LA CITTÀ ROMANA E L'INSEDIAMENTO SANNITA
  2. CAMPOCHIARO: SANTUARIO DI ERCOLE
  3. BUSSO – BARANELLO: MONTE VAIRANO. INSEDIAMENTO SANNITA
  4. SAN GIOVANNI IN GALDO: SANTUARIO SANNITA
  5. LARINO: LA CITTÀ ROMANA
  6. ROCCAVIVARA LA VILLA RUSTICA DI CANNETO
  7. SAN GIULIANO DEL SANNIO LA VILLA DEI NERATII
  8. MORRONE DEL SANNIO – LA VILLA DI RECTINA.
  9. CASACALENDA – GERIONE
 
 
 
 
Veduta di una porta di Altilia Sepino

SEPINO LA CITTÀ ROMANA E L'INSEDIAMENTO SANNITA

Ai piedi del Matese, nella valle del Tammaro, sorge l'affascinante città romana di Saepinum, costruita dopo le guerre sannitiche nel luogo in cui si incrociano il tratturo Pescasseroli-Candela e l'asse viario che dal Matese scende verso la piana, la città ha avuto la massima espansione urbanistica in età augustea. La cinta muraria dalla pianta quadrangolare, esternamente rinforzata da torri, è dotata di quattro monumentali porte urbiche che immettono su cardo e decumano principali. Saepinum racchiude gli elementi tipici di un municipio di epoca imperiale: il foro con la curia, il comizio ed il tempio; la basilica dalle colonne a fusto liscio sormontate da capitelli ionici; il macellum a pianta trapezoidale con al centro un bacino esagonale; il complesso termale e il quartiere con le abitazioni; il bellissimo teatro del quale si conservano i primi due settori delle gradinate (ima e media cavea) e l'orchestra a cui si accedeva da due tetrapili. La città romana si mantiene viva almeno fino al V secolo d.C., di seguito si registra l'abbandono ed il crollo di edifici principali e il restringimento dell'area abitata. Nell'alto medioevo, la popolazione sceglie un luogo di montagna più sicuro il Castellum Sepini, l’attuale Sepino. Ma il municipio torna a vivere nel diciottesimo secolo quando i contadini, gli ultimi frequentatori del tratturo, hanno costruito le loro abitazioni sui resti dell'emiciclo del teatro al posto della media e summa cavea, pascolando le loro greggi sulle antiche rovine di Altilia. Sepino, il cui nome fa riferimento allo stazzo recintato connesso all’allevamento transumante, non è stato il primo insediamento dell'area. Il municipio è stato infatti preceduto da un centro fortificato di epoca sannitica che sorgeva sulla montagna di Terravecchia, a quasi mille metri di altezza. Costruito secondo particolari esigenze difensive, l'insediamento era protetto da una doppia cortina muraria munita di camminamento, composta da grandi massi lapidei e databile al IV secolo a.C. Terravecchia è stata espugnata dai romani nel 293 a.C. durante la terza guerra sannitica; a seguito di ciò, la popolazione superstite scese a valle dando origine al municipio romano. Sempre di epoca sannita, ma ubicato in località San Pietro di Cantoni, è un santuario probabilmente dedicato a Mefite, dea che propizia gli scambi, i riti di passaggio e che consente il collegamento tra gli dei del cielo, la terra e il mondo sotterraneo. Nel medioevo entrambi i siti sono stati rioccupati come emerge dalle testimonianze archeologiche.

 
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Foto dei resti del Santuario di Ercole a Campochiaro

CAMPOCHIARO: SANTUARIO DI ERCOLE

In località Civitella, sulle pendici del Matese, sorge il santuario italico dedicato al culto di Ercole ubicato in una favorevole posizione topografica, l'area sacra ha rivestito un ruolo di particolare importanza nel Sannio Pentro. Frequentato già dal VII – VI secolo a.C. il complesso si compone di un sistema a due terrazze, realizzate nel IV secolo a.C. delimitate da mura in opera poligonale. Gli edifici, tra cui una lunga costruzione porticata situata nella terrazza inferiore, sono stati distrutti da un violento terremoto nel III secolo a.C. Dopo l'evento sismico della seconda metà del II secolo a.C. si restituisce vitalità al centro religioso mediante nuove costruzioni tra cui il tempio ionico a una sola cella occupante della terrazza superiore e interventi edilizi. Il santuario è frequentato fino ai primi secoli dell'impero, poi il culto sembra estinguersi definitivamente. Esso rimane uno dei pochi centri religiosi del Sannio Pentro di cui si possa indicarne con certezza la divinità destinataria.

 
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Foto dei resti dell'insediamento sannita di Monte Vairano

BUSSO – BARANELLO: MONTE VAIRANO. INSEDIAMENTO SANNITA

Sull'altopiano di Monte Vairano è situato un abitato fortificato che dal VI secolo a.C. ha avuto un ruolo di centralità rispetto al territorio limitrofo. Il circuito murario, realizzato alla fine del IV secolo a.C. sulla roccia affiorante e composto da materiale lapideo locale, si estende per circa 3 km. Al suo interno parzialmente indagato é l'abitato del quale si conoscono alcune costruzioni: a meridione é la Casa di LN, dalle due lettere in osco graffite sulla ceramica in essa trovata, composta da un vano a pianta quadrata in cui sono attestate attività domestiche e databile al II secolo a.C., la strada che fiancheggia l'abitazione; una cisterna a pianta circolare; a oriente, una fornace utilizzata nel II secolo a.C. per la produzione di ceramica a vernice nera; infine un ampio edificio a pianta rettangolare realizzata in opera poligonale e con probabile funzione pubblica.  Mediante le tre porte, Occidentale, Vittoria o Orientale e Porta Meridionale o Monteverde, queste ultime munite di strutture quadrangolari forse torri di guardia, si accedeva al centro fortificato. A seguito di eventi devastanti, l'abitato diventa un luogo di passaggio frequentato fino all'età medievale.

 
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Foto dei resti del santuario sannita di San Giovanni in Galdo

SAN GIOVANNI IN GALDO: SANTUARIO SANNITA

In località Colle Rimontato, in una posizione dominante la valle, é il santuario sannitico di San Giovanni in Galdo. Già al servizio della comunità, a partire dal III secolo a.C., l’area sacra la cui sistemazione monumentale si riferisce alla fase di fine II e inizio I secolo a.C., periodo di massima fioritura di strutture culturali nel Sannio Pentro, si caratterizza per la presenza di un tempio a cella unica su alto podio, il cui pronao, poco profondo, aveva una sola fila di colonne. Il podio si caratterizza per la decorazione con mondanature a gola rovesciata, assente nella parte posteriore del sacello dove era lo scarico dei materiali votivi. Sui lati del tempio, separati da uno stretto corridoio, sono i porticati delle colonne doriche e sistemate su basi in calcare, incassate nel terreno. il muro posteriore del podio le pareti esterne dei porticati e una serie di grandi blocchi non lavorati delimitano a mo’ di recinto l'area sacra. Lo svolgimento delle attività rituali perdura fino al terzo secolo dopo momento in cui avviene il definitivo abbandono del luogo.

 
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Foto dei resti dell'antica città romana a Larino

LARINO: LA CITTÀ ROMANA

La lunga storia di Larino ,centro che congiunge la costa alla parte interna del Sannio, è racchiusa negli importanti ritrovamenti urbani. Documentata fin dall'età arcaica, la città ha raggiunto il massimo sviluppo tra il III ed il II secolo a.C. é nel pieno periodo imperiale che avviene la costruzione del monumento più rappresentativo del municipio l'anfiteatro e la sistemazione del foro di età Flavia l'anfiteatro in parte scavato nella roccia locale e in parte costruito in elevato e poteva accogliere fino a 18.000 spettatori attualmente si conservano l'arena con il podio il piano inclinato dal dell'ima cavea alcuni vomitoria e la struttura dell ambulacro del primo ordine accanto a esso nel secondo secolo d.C. sono stati realizzati gli edifici termali con i bellissimi mosaici policromi che pavimentano le vasche di ambie e gli ambienti l'area del foro dalla metà del primo secolo d.C. si arricchisce di edifici pubblici una zona artigianale con abitato è un edificio a pianta quasi quadrata su alto podio ed identificato come il tempio di Marte accanto al foro e la Domus di età repubblicana che conosce due fasi di vita. I cubicula sono distribuiti attorno all'atrio, mentre l'impluvium, decentrato rispetto al resto dell'edificio, è rivestito dal bellissimo mosaico policromo con polpo, cernie e tralci.

 
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Foto dei resti della villa rustica di Canneto a Roccavivara

ROCCAVIVARA LA VILLA RUSTICA DI CANNETO

Nella valle del fiume Trigno, in agro di Roccavivara, é la villa rustica di Canneto. L’azienda agricola, della quale si conoscono i nomi delle famiglie proprietarie, anticamente era pertinenza del municipio romano di Terventum. La villa, probabilmente già attiva nel I secolo a.C. ha vissuto il massimo sviluppo nel periodo imperiale, ma la frequentazione del luogo si protrae fino all'alto medioevo. La dimora aveva una pars rustica, dedicata alle attività di servizio e produttive, e una pars urbana, ossia la residenza del proprietario. Proprio la cantina, che meglio mostra la stratificazione delle diverse fasi di frequentazione, è un grande ambiente diviso in settori: la cella contenente i 22 dolia dotati di coperchi, allineati su due file e inseriti in uno strato di cocciopesto; la mola in pietra lavica manovrata da un animale da soma; un focolare; una fornace per la produzione della ceramica; il torchio (prelum) e le strutture connesse per le operazioni di spremitura. Nel pavimento in opus spicatum sul quale poggiava la pressa era il canale per la raccolta dei liquidi che si immettevano nella vasca impermeabile (lacus). Gli adiacenti appartamenti padronali, tre vani a pianta rettangolare con mosaici policromi, sono quanto è visibile della parte residenziale. La costruzione dell'abbazia benedettina di Santa Maria del Canneto ha obliterato il resto delle strutture della villa, artefice di una nuova fase storica del luogo.

 
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Foto dei resti della villa dei neratii a San Giuliano del Sannio

SAN GIULIANO DEL SANNIO LA VILLA DEI NERATII

In località Crocella, nel Comune di San Giuliano del Sannio, é la villa romana dei Neratii. Famiglia prestigiosa e antica, di cui alcuni componenti ricoprirono il rango senatorio, possedeva una vasta proprietà poco distante dal municipio di Saepinum. L'azienda agricola edificata tra il II ed il I secolo a.C. sorgeva su un leggero declivio,  era orientata verso sud in direzione della città e godeva di un'ottima esposizione durante tutto l'arco della giornata. Ciò che è finora emerso della dimora, dà l’idea di una residenza lussuosa; la realizzazione di un lungo corridoio coperto con porticato colonnato, come suggerito da una serie di semi colonne in laterizio e i muri realizzati in opus reticulatum costituiscono la fase monumentale di I secolo d.C. La frequentazione del luogo si è protratta fino al V secolo d.C. mentre oggi parte delle strutture murarie sono coperte da edifici rurali ottocenteschi.

 
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Primo piano della villa di Rectina a Morrone del Sannio

MORRONE DEL SANNIO – LA VILLA DI RECTINA.

Nel comune di Morrone del Sannio, su una collina in prossimità del tratturo Celano-Foggia é l'area archeologica di Casalpiano. La lunga frequentazione del luogo si evince dalla complessa sovrapposizione di strutture murarie appartenenti a varie epoche. Esigue sono le tracce dell'originario insediamento rurale, al contrario molto rimane dell'importante villa rustica ricadente nella giurisdizione del municipio di Larinum della quale si conosce la pars dominica. Oltre ai muri in opus reticolatum e ai ben conservati pavimenti in cocciopesto, della dimora è visibile il complesso impianto termale del I secolo d.C. Precedute da uno spogliatoio, le tre camere (frigidarium, tepidarium e calidarium) ricevevano acqua e vapore caldo emesso da una caldaia sotterranea collegata ai tubuli a sezione circolare e agli intercapedini di pareti e pavimenti. Su una iscrizione dedicatoria compare il nome di una domina della villa, Rectina, scampata all'eruzione del Vesuvio. Rectina è anche citata nella lettera in cui Plinio il Giovane racconta a Tacito la morte dello zio Plinio il Vecchio al quale ella si rivolse per essere salvata. La residenza ha perso la sua funzione nel VI secolo d.C. quando fu utilizzata come necropoli le cui oltre cinquanta sepolture si impostano sui pavimenti e strutture oramai abbandonati. Con l'arrivo dei Benedettini, il luogo torna a vivere nuovamente con la costruzione della Badia di Santa Maria di Casalpiano, dalla quale prenderà il nome l'intera area.

 
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Foto dei resti di Gerione a Casacalenda

CASACALENDA – GERIONE

Nel territorio di Casacalenda, sulla cima di una collina a lato della Valle del Cigno, è collocata l'antica Gerione. L'abitato fortificato, di origine altomedievale, era protetto da un articolato sistema difensivo composta da alte mura, dalla torre e dal fossato. Il castrum normanno, borgo fortificato con una propria chiesa e il campanile, il castello e le abitazioni civili, ha avuto anche uno sviluppo nel periodo svevo e angioino. L'evento sismico del 1456 ha causato il definitivo abbandono a favore dei vicini centri abitati. Ma la storia del sito ha origini più antiche e famose. Coperte dalla fase medievale, sono le mura in opera poligonale dell'insediamento sannita che, come narrato da Polibio e Tito Livio, fu assediato e incendiato da Annibale il quale, prima di giungere a Canne nel 216 a.C., qui si stanziò con il suo esercito ed i suoi elefanti per trascorrere l'inverno. A confermare la presenza del presidio cartaginese a Gerione, scelta per le provviste di grano custodite in grandi fosse scavate nel terreno, è il rinvenimento del raro frammento di una stele punica datata III – II secolo a.C. con la raffigurazione del crescente lunare e il cerchio solare simbolo di Tanit, dea protettrice di Cartagine.

 
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Testi di Silvia Santorelli
Foto pubblicate su TRACCE - Percorsi alla scoperta della Provincia di Campobasso -
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