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COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE DEL PRESIDENTE

Soppressione delle Province

Pubblicazione del 13 aprile 2012

 

 Il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis in merito alla nota stampa diffusa dal consigliere provinciale di minoranza Michaela Fanelli, replica quanto segue: "Trovo scorretto ed anche piuttosto imbarazzante rispondere a chi approfittando di una mia presa di posizione ferma e consolidata che mi vede da sempre contro la manovra Monti sulle Province, fa demagogia, populismo e si permette come sorpresa pasquale di tracciare un bilancio sul mio governo. Bilancio che non ho inteso tracciare io, ma che invece pensa di fare chi, forse poco più di un anno fa, banchettava e sedeva a destra ed ora critica aspramente il piatto sul quale si posava e si rifoccilava. Ma niente paura, oramai tutti i molisani hanno capito che il decreto Monti piace anche al sindaco di Riccia; evidentemente la Fanelli condivide i tagli del governo, la crisi, il malcontento che imperversa nel Paese, condivide i rincari che stanno mettendo alla disperazione le famiglie italiane. Piace dunque considerare che il consigliere Fanelli continua nel suo ruolo di millantatrice, cosa che non le consento. Anche per questo ricordo, tanto per non andare troppo in la, che la Provincia non ha speso la cifra di 500 mila euro da lei indicata, anzi, l'ente ha provveduto anche a finanziarie le feste del suo paese. Su quegli impegni di spesa il sindaco Fanelli non ha inteso attaccare De Matteis, come mai? Ma andiamo avanti. Ricordo alla Fanelli che in tutta Italia ben 107 Consigli provinciali si sono riuniti in seduta straordinaria aperta al pubblico, per spiegare alle comunità, ai rappresentanti dell'economia e del sindacato, dei Comuni e delle Regioni, dei partiti politici, delle associazioni di categoria, dei gruppi di volontariato e dei cittadini tutti, il proprio dissenso contro il provvedimento adottato lo scorso dicembre dal Governo Monti.  Al termine della seduta (il 31 gennaio) , tutti i Consigli provinciali approvarono un ordine del giorno denominato: "No all'Italia senza le Province", redatto dall'Upi, in cui si dette mandato alle proprie Regioni di promuovere il ricorso alla Corte Costituzionale e di chiedere al Governo e al Parlamento una riforma organica delle istituzioni. Ricordo testualmente un documento approvato da tutte le Province che così recitava. "Occorre l'approvazione urgente di un una norma, che superi l'ipotesi del commissariamento delle Province che dovrebbero andare al voto nella primavera del 2012 e che consenta di prorogare la scadenza degli organi democraticamente eletti fino all'approvazione di una riforma organica delle Province, e l'immediata approvazione della Carta delle Autonomie, inspiegabilmente bloccata al Senato, per definire "chi fa che cosa" ed eliminare i costi e le disfunzioni prodotti dalle duplicazioni delle funzioni e per razionalizzare l'intero sistema istituzionale locale". Come si evince, sono documenti che io ho sempre sostenuto e che tutti gli amministratori hanno difeso, ma noi siamo contenti che il consigliere Fanelli si sia espressa a tal riguardo. In merito poi alle dichiarazioni velenose circa il mio primo anno (ma sono circa 10 mesi), credo che abbiamo lavorato tanto e in condizioni di enorme crisi, tagli, debiti fuori bilancio e difficoltà d'ogni tipo. Problemi che escono fuori tutti i giorni per incombenze e impegni di spesa assunti da precedenti amministrazioni. In un momento di crisi come questo ci siamo noi che lavoriamo tutti i giorni e stiamo vicino alla gente e poi ci sono gli ideologi capaci solo di agitarsi perché non hanno granché da dire sia perché bocciati dal popolo, sia perché rappresentano un fiasco amministrativo anche nel proprio Comune. Per questo non mi stancherò mai di protestare e di contestare la Manovra Monti contro il ruolo della Provincia nella Carta Costituzionale, di contestare un atto governativo che penalizza tutti e non va nell'ottica del risparmio. Non mi stancherò di considerare l'attuale governo molto negativo, capace di esasperare la popolazione, di frenare consumi, di aumentare tasse, di tagliare i già esigui trasferimenti statali verso gli enti e soprattutto un governo tecnico incapace di trovare una prospettiva, una serenità per il futuro.

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