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"A cuore aperto": Sergio Rubini legge il Novecento da Neruda a Sanguineti

Al Savoia lo spettacolo teatrale dell'attore pugliese: due date, mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio

 

Campobasso |21-02-2011


 
Sergio Rubini
L'attore e regista Sergio Rubini ospite del Teatro Savoia

Fresco del successo incassato con "Qualunquemente" il film culto di Antonio Albanese dove interpreta un  improbabile consulente d'immagine, l'attore Sergio Rubini - osannato dalla critica e venerato dagli spettatori - continua il suo tour teatrale con "A cuore aperto" di cui ha curato anche la regia (la produzione è stata curata da Angelo Tumminelli).
Una vera e propria sfida al canonico reading di poesia quella lanciata da Sergio Rubini  con una tournée di pochissime date dall'alto valore simbolico.
L'attore instaura un rapporto dialettico tra gli elementi che vivono sul palcoscenico - recitazione, musica, effetti sonori e luci - e gli spettatori in sala.  Perché il desiderio che anima lo spettacolo è quello di mettere al centro della scena la poesia e gli infiniti mondi contenuti ed evocati dai versi. Tutto questo attraverso una vera e propria drammatizzazione dei testi che si pone il compito di scavalcare la fissità della parola scritta e il rischio didattico della sua esposizione in lettura.  La sfida consiste proprio nel produrre, con pochi ma essenziali dispositivi scenici, un autentico coinvolgimento emotivo.
La conduzione di questo affascinante ed emotivo viaggio è affidata alla personalissima interpretazione di un attore poliedrico qual è Sergio Rubini e alle musiche originali che, sebbene convivano il più delle volte con la lettura, non vogliono essere di mero accompagnamento. E' la musica stessa, composta dal pianista Michele Fazio, e suonata dal vivo anche da batteria e contrabbasso, in complice armonia con l'interpretazione di Sergio Rubini, a produrre le immagini evocate dai versi, come se la musica fosse un vero e proprio elemento scenografico del testo.
"A cuore aperto" ha il sapore di una improvvisazione, che vuole colpire lo spettatore nel suo immaginario, nel suo intimo, portandolo verso dopo verso, a mettersi a nudo. A cuore aperto, appunto, come fanno gli artisti sul palcoscenico, i poeti quando scrivono.
E' come se gli spettatori partecipassero ad una prova generale, ad un esperimento, ad una ricerca più che ad uno spettacolo pronto solo "al consumo".
L'attore Sergio Rubini, oltre ad interagire con il pubblico attraverso interventi a braccio in cui lo prende per mano e lo conduce nel mondo della poesia, si lascia andare a divagazioni che sconfinano nella letteratura, nel teatro vero e proprio.
Una pagina da leggere e da ascoltare con emozione nella quale "sprofondare" attraverso un attore del calibro di Sergio Rubini: versatile, passionale e intimo, figlio dei nostri tempi.  
Un'antologia del fior fiore della poesia del secolo appena trascorso, da Pablo Neruda a Edoardo Sanguineti  passando per Pavese e Prevert, Totò ed Edoardo De Filippo.
"Ogni secolo - ha spiegato l'artista in una intervista - ha trovato nell'amore una propria peculiarità e nel Novecento questa era legata al cinema, al mondo delle immagini. Nelle sale cinematografiche si andava e si va ancora per sognare e immaginarsi un altrove appagante attraverso lo schermo e le sue stelle".
Perché si avverte l'esigenza di parlare a cuore aperto agli spettatori?
C'è bisogno di sincerità ed è questa la dote precipua della poesia. Lo scavo interiore che compiono i poeti, quell'arrivare giù nel profondo del cuore, nella parte più intima e segreta dell'essere umano, laddove si raccolgono gli impeti, le passioni, le contraddizioni di ognuno di noi, l'amore non può che non essere il più sincero possibile.  
I versi raccolti da Sergio Rubini vogliono appunto evidenziare gli infiniti rimandi della poesia al linguaggio delle immagini e quando l'attore porta in scena, nel corso dello spettacolo "A cuore aperto" una delle pagine più alte del teatro shakesperiano, l'uccisione di Desdemona, Rubini esaudisce pienamente il grande desiderio del pubblico di rivederlo a teatro.
 
Sergio Rubini
Esordisce sul grande schermo nel 1985 con Figlio mio infinitamente caro, a cui faranno seguito nel corso di un anno Desiderando Giulia e Il caso Moro. Nel 1987 interpreta il ruolo di Fellini giovane per la pellicola Intervista di Federico Fellini. Il primo ruolo da protagonista lo ottiene lo stesso anno nell'opera prima di Giuseppe Piccioni, Il grande Blek. Nel 1990 esordisce come regista con La stazione, film tratto da un'opera teatrale di Umberto Marino, cui seguono La bionda (1993), la commedia Prestazione straordinaria (1994), sul tema delle "molestie sessuali", Il viaggio della sposa (1997), Tutto l'amore che c'è (2000), L'anima gemella (2002), L'amore ritorna (2004), La terra (2006), Colpo d'occhio (2008) e L'uomo nero (2009). Con Gabriele Salvatores lavora nel film Nirvana (1997), Denti (2000) e Amnèsia (2002). Ed, inoltre, lavora con Giuseppe Piccioni (Chiedi la luna, 1991), Carlo Verdone (Al lupo, al lupo, 1993), Giuseppe Tornatore (Una pura formalità, 1994), Pino Quartullo (Storia d'amore con i crampi,1995), Francesca Archibugi (L'albero delle pere, 1998), Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley, 1999), Alessandro Piva (Mio cognato, 2003), Giovanni Veronesi (Manuale d'amore, 2005, e Manuale d'amore 2, 2007),
Alessandro D'Alatri (Commediasexi, 2006), Vincenzo Salemme (No problem, 2008), Susanna Nicchiarelli (Cosmonauta, 2009), Riccardo Grandi (Tutto l'amore del mondo, 2010) Qualunquemente con Antonio Albanese (2011).
 


 


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