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PERCORSI ALLA SCOPERTA DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

IL CUORE DELLA PROVINCIA: LE TRADIZIONI

Testimonianze della secolare cultura di una popolazione, che trae origine dalla fusione di miti e leggende, le tradizioni si esprimono attraverso usanze e credenze, che risalgono ai primordi della civiltà che ispirano pratiche religiose intrise di riti pagani. Dalla cultura pagana alla religiosità cristiana, miti, divinità, icone, segni, simboli, carri e demoni, si trasfigurano e si tramandano nei secoli, fino ai nostri giorni, in un calendario di eventi che racconta l'anima e il cuore della Provincia.

  1. GAMBATESA - LE MAITUNATE (1° GENNAIO)
  2. PETACCIATO - SANT'ANTONIO ABATE (16 GENNAIO)
  3. CERCEPICCOLA - LA RAPPRESENTAZIONE DE "I MESI" (MARTEDI GRASSO)
  4. TUFARA - IL DIAVOLO (MARTEDI GRASSO)
  5. SANTA CROCE DI MAGLIANO - LA MADONNA INCORONATA (ULTIMO SABATO DI APRILE)
  6. ACQUAVIVA COLLECROCE E FOSSALTO - LA FESTA DEL MAJA E LA PAGLIARA MAJE MAJE (1° MAGGIO)
  7. LARINO - LA FESTA SAN PARDO 25-26-27 MAGGIO
  8. PORTOCANNONE – SAN MARTINO IN PENSILIS – URURI - LE CARRESI
  9. CAMPOBASSO - LA PROCESSIONE DEI MISTERI (CORPUS DOMINI)
  10. JELSI - LA FESTA DEL GRANO DI SANT'ANNA (26 LUGLIO)
  11. TERMOLI - LA FESTA DI SAN BASSO (3/4 AGOSTO – 15 AGOSTO)
  12. RICCIA - LA FESTA DELL’UVA (PRIMA DOMENICA DI SETTEMBRELA FESTA DELL'UVA
  13. ORATINO E MONTEFALCONE NEL SANNIO - IL RITO DEL FUOCO (24 DICEMBRE)
 
 

GAMBATESA - LE MAITUNATE (1° GENNAIO)

La notte di Capodanno l'intero paese di Gambatesa, dopo un anno d'attesa, è pronto a immergersi nella secolare tradizione delle Maitunate. Prima del tramonto si organizzano le squadre e si affinano gli strumenti artigianali e all'ora di cena l'antico rito è messo in scena. Le varie "squadre", con il loro cantore, si esibiscono per tutto il paese generando un'atmosfera festosa e coinvolgente. Giovani, anziani, adulti e bambini si dilettano nell’improvvisare le Maitunate, prendendo di mira, in tono scherzoso e canzonatorio, i padroni delle case in cui si recano, godendo di una tacita immunità, limitata ai soli due giorni della manifestazione. Infatti, il pomeriggio del giorno seguente tutte le squadre sono pronte a sfidarsi davanti al pubblico, esibendosi in brani strumentali o cantati e in Maitunate, per ambire alla "Sonagliera d'oro".

 
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PETACCIATO - SANT'ANTONIO ABATE (16 GENNAIO)

La festa di Sant'Antonio Abate si tiene ininterrottamente a Petacciato da circa un secolo. La sera del 16 gennaio si ritrovano musici e cantori con il tipico vestito da eremita coperto dalla lunga cappa scura e si raggruppano costituendo undici eremiti, due angeli, due diavoli, Sant'Antonio e i musici. Nei giorni precedenti segrete e competitive sono state le trattative tra le famiglie del paese per ospitare la tradizionale rappresentazione dove si canta "Lu Sant'Antonj". I primi sono gli eremiti che annunciano l'arrivo del Santo che, entrando, canta a tutti "Sono il vostro Sant'Antonio, fier nemico del demonio, son venuto qui tra voi benedirvi e poi partir". Accompagnati dai musici con fisarmoniche e strumenti tipici, i figuranti narrano alla platea accorsa le tentazioni del demonio al Santo che, protetto dall'Angelo della Croce e salvato dall'Angelo della Spada, vince il maligno.

 
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CERCEPICCOLA - LA RAPPRESENTAZIONE DE "I MESI" (MARTEDI GRASSO)

La rappresentazione dei Mesi è introdotta a Cercepiccola alla fine del XIX secolo. La manifestazione, che si svolge l'ultima domenica di Carnevale, è una forma di drammatizzazione popolare, cui partecipano in costume. in groppa ad asini e cavalli riccamente addobbati, circa trentadue personaggi, tutti rigorosamente di sesso maschile: due pulcinella, due cenciunari, un presentatore, un direttore d'orchestra, un numero variabile di orchestrali, che solitamente raggiunge un massimo di otto, un nonno {il secolo), un padre (l'anno), dodici mesi e quattro stagioni. I costumi sono per la maggior parte antichi e i vari personaggi rappresentano la vita ciclica della natura vista dal contadino. Il corpetto, indossato solo da alcuni mesi, è tutto addobbato d'oro e arriva a pesare diversi chili. I personaggi, sfilando nel centro storico per tutto l'arco della giornata, recitano filastrocche e battute riferite alla vita locale.

 
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TUFARA - IL DIAVOLO (MARTEDI GRASSO)

Il Diavolo, ricoperto di pelli caprine nere e da una maschera con le corna, appare per le vie del borgo di Tufara l'ultimo giorno di Carnevale. La maschera caprina, tramandata nei secoli, espressione tipica della comunità, rappresentava, un tempo, la passione e la morte di Dioniso, le cui feste erano celebrate in quasi tutte le realtà agresti. Oggi il Diavolo è simbolo del Carnevale che, conteso e strattonato, è trascinato al suo processo. La rappresentazione è composta da maschere in abiti monastici che, nella rappresentazione, trattengono il Diavolo in catene e lo trascinano, il Diavolo che salta, rotola, cade a terra e cerca di "sedurre" chi incontra e la Morte, impersonata da figure vestite di bianco con il viso impasticciato di farina e armate di falce. Il Carnevale, processato da una scanzonata giuria, nonostante la difesa tragicomica, è condannato e il suo fantoccio scaraventato dall'alto della rupe tufacea, simbolo del paese.

 
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SANTA CROCE DI MAGLIANO - LA MADONNA INCORONATA (ULTIMO SABATO DI APRILE)

La leggenda racconta che nel 1001, in agro di Santa Croce di Magliano, la Madonna apparve su una grande quercia e chiese di edificare in quel luogo una chiesa. Un contadino, detto in Molise Scarciacappe, non esitò a offrire il proprio olio per donarle una lampada votiva. É questo evento, assieme alla tradizionale benedizione degli animali di gennaio, che ricorda la festa che si svolge l'ultima domenica del mese di Aprile a Santa Croce di Magliano. Gli animali, addobbati a festa e guidati da cavalieri che indossano a tracolla la tradizionale treccia di formaggio, simbolo di abbondanza, sfilano per ricevere la benedizione, dopo aver compiuto i tradizionali tre giri attorno alla Chiesa di San Giacomo. Ad aprire la processione dell'Incoronata, che segue la benedizione, è lo Scarciacappe, un uomo ricoperto da una veste nera e il viso completamente oscurato, accompagnato da una coppia di buoi aggiogati, sul quale sono appesi un paiolo e una lanterna, a ricordo dell'evento miracoloso.

 
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ACQUAVIVA COLLECROCE E FOSSALTO - LA FESTA DEL MAJA E LA PAGLIARA MAJE MAJE (1° MAGGIO)

La festa del Maja si celebra il 1 ° maggio come propiziazione per invocare un buon raccolto e ricordare la fraternità tra la propria gente. Il Maja, personificazione del mese di maggio, è un grosso cono cavo costituito da rami, fronde e altre piante, sulle quali sono disposti fiori e primizie. Portato in giro nel paese da un uomo infilato nel cono, accompagnato dal suono dell'organetto, del tamburello, dal canto di due cantori e da un coro, il Maia compie soste nei pressi di abitazioni private, dove le famiglie lo accolgono con gioia e offrono ai cittadini dolci e pietanze caratteristici. Questa simbolizzazione del maggio sembra unica nel territorio italiano ed è considerata un'autentica composizione di origine slava passata poi nell'uso anche di altri paesi del Molise come Fossalto, dove la Pagliara Maje Maje, accompagnata dal suono della zampogne e da un cantore che intona il canto del "Maggio", sfila per il paese annunciando l'arrivo della primavera, mentre gli abitanti la accolgono rovesciando acqua dai balconi e dalle porte gridando "rascia, maje!" ovvero '' abbondanza, maggio!".

 
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LARINO - LA FESTA SAN PARDO 25-26-27 MAGGIO

La festa risale all'anno 842 quando, secondo la leggenda, dopo la distruzione della città da parte dei Saraceni, i larinesi decisero di recuperare le reliquie dei SS. Martiri di Larino, i fratelli Primiano, Firmiano e Casto ma, durante il viaggio, s'imbatterono nel sepolcro di San Pardo e pensando a un segno divino, decisero che lui sarebbe diventato il loro protettore. Deposta la sua urna su un carro tirato da due buoi, lo rivestirono di fiori e in trionfale processione fecero ritorno a casa. L'allestimento dei carri di San Pardo è ancora una tradizione che impegna moltissime famiglie larinesi che, dopo aver studiato un progetto di decorazione, lo realizzano insieme, allestendo sul carro luci, fiori di carta e drappi ricamati. Oggi sono più di cento i carri che al tramonto del primo giorno di festa, si avviano verso la parte alta di Larino per prelevare il simulacro di San Primiano e a notte fonda, illuminati da piccole luci e fiaccole, lo accompagnano in Cattedrale, per completare le effigi esposte per la grande processione del giorno seguente. È il 26 maggio il giorno più importante perché ricorda l'arrivo delle spoglie di San Pardo a Larino e per celebrarlo i carri sfilano nel quartiere medioevale per oltre due ore. È un corteo di luci, fiori e voci, mentre bambini festosi fanno capolino dai carri, cantando la canzone del Santo Patrono. Il 27 maggio a chiudere la festa è il corteo dei carri che riaccompagna il simulacro di San Primiano nella sua piccola cappella.

 
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PORTOCANNONE – SAN MARTINO IN PENSILIS – URURI - LE CARRESI

La tradizione vuole che, giunti sulle coste molisane, gli arbereshe affidarono a un carro, contenente l'effige di Maria SS. di Costantinopoli e trainato da buoi, la scelta del sito dove edificare Portocannone. Ogni anno il lunedì dopo la domenica di Pentecoste si svolge qui la tradizionale corsa dei carri trainati dai buoi in onore della Patrona del paese, Le fazioni che si contendono la vittoria sono quelle dei Giovani, dei Giovanotti e degli Xhuventjelvet. Al carro vincitore tocca l'onore di portare in processione, l'indomani, la statua delia Madonna di Costantinopoli alla cui festa è collegata la Carrese svolta come ringraziamento per aver portato in salvo i profughi albanesi giunti da oltremare nel XV secolo. Nei giorni a seguire le Carresi si svolgono anche a San Martino in Pensilis e a Ururi.

 
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CAMPOBASSO - LA PROCESSIONE DEI MISTERI (CORPUS DOMINI)

La Processione, che si tiene lungo le strade di Campobasso il giorno del Corpus Domini, si rifà all'antica volontà dei fedeli di rendere vivi gli episodi più significativi della fede, mettendo in scena rappresentazioni sacre. Nel 1740, grazie allo scultore Paolo Saverio Di Zinno, nascono i Misteri, veri e propri quadri viventi. Egli progetta e fa realizzare ventiquattro ingegni: strutture in ferro fucinato simili ad alberi di metallo ai cui rami sono poste imbracature che accolgono e sostengono i bambini che rappresentano madonne, angeli, santi e diavoli. La scelta dei Santi e dei Dogmi, rappresentati secondo l'iconografia tradizionale, riflette caratteri e aspetti della struttura sociale ed economica di Campobasso nel Settecento. Durante la processione le strutture sono portate a spalla secondo un ritmo cadenzato, sottolineato dalle note della Marcia del Mosè di Rossini.

 
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JELSI - LA FESTA DEL GRANO DI SANT'ANNA (26 LUGLIO)

Il 26 luglio a Jelsi si festeggia Sant'Anna, divenuta Copatrona del luogo dopo il terremoto del 1805. Sant'Anna è madre della Madonna e rappresenta quindi la Grande Madre, la generatrice di vita che gli jelsesi celebrano attraverso la festa del grano. Originariamente ogni contadino donava parte del proprio grano portandolo in processione sulla traglia, un mezzo agricolo che in passato era usato per trasportare paglia, fieno e grano. La traglia, oggi come allora, sfila durante la festa del grano in onore di Sant'Anna ripetendo il rito. I carri che sfilano durante la festa, oggi sia a trazione animale che meccanica, sono riccamente adornati da tutti i cittadinii, con spighe e chicchi di grano che, nel gioco dell'intreccio artistico, creano figure e ricami. Il carro che apre la sfilata è quello dedicato a Sant'Anna, una ricca costruzione scenografica nella quale è alloggiata la statua della Santa, accompagnato dai carri in miniatura trasportati dai bambini e seguito dai grandi carri realizzati con passione da tutto ii paese.

 
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TERMOLI - LA FESTA DI SAN BASSO (3/4 AGOSTO – 15 AGOSTO)

La cerimonia del 3 e 4 agosto è proposta da secoli a memoria dell'antica leggenda secondo la quale alcuni pescatori trovarono in mare le spoglie del Santo. La celebrazione. che coinvolge tutta la comunità dei pescatori è una richiesta di protezione contro i pericoli del mare e buon auspicio per la pesca. Infatti, durante la spettacolare processione per mare, dal battello del Santo è gettata in acqua una corona di fiori in onore del protettore e in segno di legame tra lo stesso e il mare. Durante la serata poi, portata a spalla, la statua torna in processione per le stradine del borgo ed è deposta nei locali del mercato ittico, per essere vegliata e venerata fino al mattino successivo. Pochi giorni dopo, a Termoli, si ricorda quando, ii 2 agosto 1566, Termoli e il suo circondario si arresero agli Ottomani guidati da Pialj Pascià, che, sbarcati con circa duecento galee, strinsero d'assedio il borgo e lo incendiarono. Il 15 agosto Termoli ricorda il tragico evento attraverso una spettacolare simulazione, fatta di giochi pirotecnici, dell'incendio del castello di Termoli.

 
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RICCIA - LA FESTA DELL’UVA (PRIMA DOMENICA DI SETTEMBRELA FESTA DELL'UVA

Il culto di Bacco, considerato anche protettore dei campi e della fecondità della terra, è sempre stato festeggiato con rumorose feste, chiamate baccanali. L'origine della sagra di Riccia, è però da collocare nei primi anni Trenta, quando il regime fascista dispose che “Feste dell’Uva” fossero svolte in tutti i comuni d'Italia. La cerimonia di Riccia ruota tutta intorno al carro dell'uva, alla sua meticolosa preparazione e al suo doppio ruolo di attrazione scenica e di mezzo utilizzato per distribuire prodotti tipici e vino ai visitatori festanti. Sui carri personaggi in abiti contadini mimano scene di vita e di lavoro tradizionali in ambienti agricoli e domestici abilmente ricostruiti. Alla Festa dell'Uva si suona, si canta e si cucina in un'atmosfera allegra, mentre i carri percorrono le strade dell'intero centro abitato, preceduti da un corteo di gruppi folk e sbandieratori, seguiti dalla folla che diventa parte integrante della cerimonia.

 
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ORATINO E MONTEFALCONE NEL SANNIO - IL RITO DEL FUOCO (24 DICEMBRE)

La simbolizzazione del fuoco come sorgente di vita che illumina e scalda è un rito ancestrale delle popolazioni precristiane, successivamente fatta propria dalia società contadina con la preparazione dei ceppi legati ad arte che dovevano bruciare e illuminare la notte della Vigilia di Natale. La Faglia è un'enorme torcia costruita con canne di fiume e legno di frassino. In origine le canne da utilizzare erano sottratte ai vigneti di Oratino sfidando l'ira dei proprietari. Le canne, pulite e selezionate secondo lo spessore e la lunghezza, sono insaccate e tenute assieme tramite cerchi di legno di frassino. Completata la Faglia, sono fissate le varre, le assi di legno che serviranno per il suo trasporto a spalla effettuato da almeno quaranta volontari che dovranno sopportare un peso di circa sessanta chilogrammi. Durante ii tragitto che porta alla Chiesa Madre, il capofaglia, oltre a scandire il tempo di marcia dei portatori, grida: «Evviva le canne dì...» beffeggiandosi del proprietario al quale erano state sottratte. La Faglia, nella notte della vigilia dì Natale, raggiunge ìl sagrato della Chiesa di Oratino e, una volta issata, è accesa per ardere tutta la notte. Le Farchie, che invece sfilano a Montefalcone del Sannio, sono solitamente circa dieci di varie dimensioni, dalla più piccola di circa cinque metri a quelle più grandi che possono arrivare oltre i venti metri.

 
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