Il 25 aprile rappresenta una data importante, uno spartiacque della storia socio-politica d’Italia. Una data simbolo di un’azione che portò tanti giovani a combattere per inseguire gli ideali di libertà e democrazia, cercando nella fine del conflitto la rinascita di un intero Paese, flagellato dalla guerra.
Il 22 aprile 1946, su proposta del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, Re Umberto II emanò il decreto: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”, diventando nel 1949 festa nazionale.
La memoria storica è importante perché deve indurci a non commettere più gli stessi errori, ponendo la nostra riflessione sui tanti conflitti in corso in diversi Paesi.Stiamo seguendo, da vicino, l’evolversi della situazione in Sudan, dove la guerra civile per il controllo del territorio altro non porterà che ulteriore scia di morte e povertà.
Da quattordici mesi stiamo assistendo alla guerra in Ucraina.Ma sono tanti, troppi, i conflitti in Paesi nei quali quelli che sono, per noi, concetti di garanzia ormai acquisiti, quasi scontati, non lo sono per milioni di persone, come le libertà individuali, lo Stato di diritto, la sovranità popolare, la pari dignità tra le persone, la scuola, l’istruzione per tutti e tutti quei diritti sanciti nella nostra Carta Costituzionale.Dobbiamo trasferire tutto questo alle giovani generazioni e non dare nulla per scontato.
La democrazia e la pace vanno difesi ogni giorno, perché abbiamo visto, nel corso della storia, come spesso questi vengano messi in discussione.
Mi piace chiudere, nel celebrare il 25 aprile, con due citazioni di Piero Calamandrei, rivolte ai nostri giovani, affinché possano farle proprie, anche come spunto di riflessione con i propri coetanei: “Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta” e “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.