Auto, Ue: No al cambio di norme. Le aziende si alleano
in ‘pool’ contro le multe.
Per il commissario al clima, Hoekstra, modificare le norme sui target di
taglio di Co2 delle vetture e di vendite di elettriche provocherebbe problemi
alla concorrenza. Intanto, Tesla e Mercedes guidano la costituzione di due
gruppi di marchi per lavorare insieme ed evitare le sanzi. Bruxelles – Cambiare
le norme già stabilite provocherebbe problemi di concorrenza. Ma usarle in
tutta la loro capacità potrebbe portare a delle soluzioni. E’ iniziato da una settimana il 2025 –
anno temuto dalle case automobilistiche per il rischio di incorrere nelle
sanzioni dell’Unione europea in caso di non raggiungimento degli obiettivi
fissati di riduzione delle emissioni di Co2 – e ad
entrare nella questione delle multe sono il commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra, e le aziende stesse: Tesla e Mercedes in
testa. Il primo lo fa rispondendo a una interrogazione inviatagli a
dicembre; le seconde presentando alla Commissione europea una dichiarazione di
intenti per formare un ‘pool’ di aziende che possano aiutarsi collettivamente a
raggiungere gli obiettivi, venendo considerate come un’unica entità e non più
come realtà distinte. Un’opzione, questa, prevista dal regolamento sui livelli
di emissioni di Co2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri
nuovi. Da un lato, il testo stabilisce, dal primo gennaio
2025, un taglio del 15% rispetto al 2021 delle emissioni medie sia delle
autovetture nuove sia dei veicoli commerciali leggeri nuovi; una soglia di
riferimento per i veicoli a zero e a basse emissioni pari a una quota del 25 %
del parco di autovetture nuove e a una quota del 17 % del parco di veicoli
commerciali leggeri nuovi e, in caso di non rispetto dei target, sanzioni pari
a 95 euro per ogni grammo di Co2 oltre il limite per veicolo venduto.
Dall’altro, dà la possibilità alle
aziende di raggrupparsi: uno
strumento che fa considerare tutti i costruttori di un ‘pool’ “alla stregua di
un unico costruttore ai fini dell’adempimento dei loro obblighi” sulla
riduzione delle emissioni. Di fatto, si creano una sorta di
compensazione interna al gruppo tra chi rispetta i target di riduzione e di
vendita di auto elettriche e chi no e un lavoro collettivo per arrivare agli
obiettivi, evitando le multe. Ed è questa la strada che stanno percorrendo
diverse case automobilistiche. Il sei gennaio, la Commissione europea ha pubblicato le
due dichiarazioni di intenti di formare pool aperti. La prima, presentata da Tesla come capofila del
‘pool’, raggruppa 16
produttori – Toyota Motor Europe NV/SA, Toyota Motor Corporation,
Toyota Gazoo Racing Europe GmbH, Ford Werke GmbH, Ford Motor Company, Mazda
Motor Corporation, Subaru Corporation, Stellantis auto SAS, Automobiles Peugeot
SA, Automobiles Citroen SAS, Stellantis Europe S.p.A., FCA US LLC, Alfa Romeo
S.p.A., Opel Automobile GmbH, Leapmotor Automobile Co., Ltd. Ogni altro
interessato ha tempo per aderire fino al 5 febbraio. La seconda, presentata da Mercedes Benz AG,
raggruppa Mercedes-Benz AG, Mercedes-AMG GmbH, Volvo Car Corporation, Polestar
Performance AB, smart Automobile Co., Ltd.. Ogni altro interessato ha tempo per
aderire fino al 7 febbraio. In
entrambi i casi, la richiesta riguarda il 2025 e la dichiarazione di formazione
vera e propria del pool potrà essere presentata dalle aziende alla Commissione
Ue entro il 31 dicembre 2025. Dunque, una possibilità che le aziende cercano di utilizzare. Anche perché, come precisato da Hoekstra nella sua risposta
scritta all’interrogazione, se “alcuni costruttori di veicoli hanno espresso
preoccupazione in merito alla loro capacità di raggiungere il proprio obiettivo
per le emissioni per il 2025”, “diversi altri importanti costruttori europei si
sono detti fiduciosi” di riuscirci “e si sono fermamente opposti alla modifica
del quadro 2025”. E, in questo contesto, “la
modifica delle norme causerebbe una distorsione delle condizioni di parità e
porrebbe tali produttori in una posizione di svantaggio competitivo”. Una
strada impraticabile.