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Giorgia Meloni non avrebbe ancora comunicato il nome del commissario europeo.

Giorgia Meloni non avrebbe ancora comunicato il nome
del commissario europeo.

L’Italia è
l’ultimo Paese «di peso» di cui manca la candidatura. Si parla dell’irritazione
di Ursula von der Leyen. Ma dietro ci sarebbero anche i problemi interni alla
maggioranza e i dubbi sulla sostituzione di Raffaele Fitto

(Photo by Roberto
Monaldo / LaPresse)

Le tensioni tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni non sarebbero ancora
finite. Dopo il voto contrario di Fratelli d’Italia al secondo mandato della
presidente della Commissione europea, Repubblica racconta che a Bruxelles cresce l’irritazione
per i tempi troppo lunghi con cui Palazzo Chigi ha deciso di gestire la
nomina del nuovo commissario Ue. Il termine per le designazioni scade a fine
mese. Ma la casella vuota di Roma pesa, anche perché dei 27 Paesi solo in
cinque non hanno fornito ancora l’indicazione. Due di questi, il Belgio e la
Bulgaria sono giustificati dal fatto di non avere ancora un governo in carica.
Poi manca il Portogallo, già soddisfatto dalla presidenza del consiglio europeo
di Antonio Costa e quindi consapevole che riceverà probabilmente un portafoglio
minore, e la Danimarca. Ma dei Paesi «di peso» è assente solo l’Italia. Per di
più l’Italia continua a reclamare un portafoglio «pesante» e la vicepresidenza
ma – dicono – nello stesso tempo non riesce nemmeno a formulare un nome. Da
Bruxelles, i tempi lunghi vengono interpretati come un modo per tirare la corda
nel negoziato. Negli scambi informali, la presidente della Commissione ha
ricevuto la conferma che entro pochi giorni – forse già mercoledì, in Consiglio
dei ministri – verrà ufficializzata la candidatura del ministro Raffaele Fitto,
attuale ministro per gli Affari europei. Il ritardo però sarebbe provocato dai
problemi interni alla maggioranza e dai dubbi sulla sostituzione di Fitto.
Proprio sull’eredità di Fitto, che gestisce il Pnrr italiano, si concentra
un’altra preoccupazione a Bruxelles, visto il grande ritardo con cui il nostro
Paese sta attuando il piano post Covid. Cambiare il ministro che ha gestito
questo dossier viene considerata una sfida. Il nostro Piano nazionale di
ripresa e resilienza sta diventando di nuovo oggetto delle attenzioni europee,
soprattutto dopo la battuta pronunciata pochi giorni fa dal ministro
dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che lo ha paragonato ai piani quinquennali
dell’Urss leninista. Una frase che non è affatto piaciuta nei Palazzi
dell’Unione, anche perché il Next Generation Eu era finalizzato ad aiutare in
primo luogo l’Italia. Resta sullo sfondo, poi, anche la questione di genere.
Come noto, la presidente dell’esecutivo europeo non ha apprezzato la
designazione di commissari in netta maggioranza uomini. Solo cinque al momento
sono donne. E non è escluso che ci possa essere un riequilibrio con diverse
bocciature sulle vicepresidenze, a cui anche Fitto aspira.



Fonte: https://www.linkiesta.it/

 
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