Approvata
definitivamente la riforma della politica migratoria Ue: contrarie Polonia e
Ungheria.
Gli Stati membri dell'Unione
europea hanno approvato definitivamente gli atti del Patto migrazioni e asilo,
che sostituisce il Regolamento di Dublino. Durante la sessione di voto al Consiglio
dell'Ue a Bruxelles, i rappresentanti di Polonia e Ungheria hanno votato contro
tutti i testi legislativi, come previsto. Altri Paesi si sono astenuti o
hanno espresso voto contrario in singoli casi, come Slovacchia, Cechia, Malta o
Austria. Ma tutti i regolamenti e le direttive sono stati approvati, essendo raggiunta la
maggioranza qualificata necessaria: il 65% dei Paesi dell'Ue, con almeno il 55%
della popolazione complessiva. L'Italia ha votato a favore in tutti i casi.L'opposizione
di Polonia e Ungheria potrebbe costituire un problema al momento di rendere
operative misure previste dal Patto, per cui la Commissione Europea presenterà
a giugno un piano di attuazione e gli Stati membri avranno tempo fino a gennaio
per presentare i propri piani nazionali.I governi di Varsavia e Budapest si
oppongono in particolare al **meccanismo di “solidarietà
obbligatoria”**incluso nel regolamento sulla gestione dell'asilo
e della migrazione, approvato con i voti contrari di Polonia,
Ungheria e Slovacchia, oltre alle astensioni di Cechia, Malta e Austria. Il
meccanismo prevede la redistribuzione di almeno 30mila richiedenti asilo
all'anno nei Paesi dell'Unione o contributi finanziari per un minimo di 600
milioni di euro, di cui beneficeranno gli Stati soggetti a maggiore pressione
migratoria. Gli altri Stati membri potranno decidere se contribuire
ricollocando un certo numero di persone migranti sul proprio territorio, oppure
pagando un contributo in denaro pari a 20mila euro per richiedente asilo. Ma
Ungheria e Polonia non vogliono né ricollocare, né pagare."Il Patto sulla
Migrazione è un altro chiodo sulla bara dell'Unione Europea. L'unità è morta, i
confini sicuri non esistono più. L'Ungheria non si arrenderà mai alla frenesia
migratoria di massa!" aveva detto il primo ministro ungherese Viktor Orbán
dopo l'approvazione del Patto da parte del Parlamento europeo.
Quello polacco Donald Tusk, che ha adottato nei confronti di Bruxelles un
approccio conciliatorio su molti temi, mantiene sulla questione migratoria la
linea del suo predecessore, l'ultra conservatore Mateusz Morawiecki, definendo
il Patto “inaccettabile” per il suo Paese. "Proteggeremo la
Polonia dal meccanismo di ricollocazione", le sue parole.Un'applicazione
diseguale delle regole comporterebbe un grosso problema per il funzionamento
della nuova architettura migratoria, le cui diverse leggi sono strettamente
intrecciate. Se alcuni Stati membri cominciassero a ignorare i loro obblighi,
l'intero sistema di solidarietà sarebbe indebolito e reso inefficace."Ciò
è ovviamente problematico visto che il meccanismo prevede una solidarietà
flessibile ma obbligatoria, per cui tutti gli Stati membri sono obbligati a
fornire una qualche forma di solidarietà", dice a Euronews Helena Hahn, esperta di migrazioni allo European Policy
Centre."Il rischio è quello di avere una situazione molto simile a quella
vista oggi, o negli anni passati, in cui gli Stati membri sotto pressione
migratoria non hanno ricevuto la solidarietà da parte degli altri".Ylva Johansson, commissaria europea agli Affari
interni, ha già chiarito che si aspetta un'applicazione
uniforme da parte di tutti i Paesi dell'Ue, e che in caso contrario la
Commissione è pronta a utilizzare gli strumenti coercitivi in suo potere, fino
ad arrivare all'emissione di procedure di infrazione.Ma il processo è lento e
possono volerci anni prima che la Corte di giustizia europea emetta una
sentenza di condanna nei confronti di un Paese. E nel frattempo, persone
migranti continueranno probabilmente ad arrivare in modo irregolare ai confini
dell'Ue e a chiedere asilo ai suoi Paesi membri. Nel 2023 si sono
registrate 1.048.900 richieste, il dato più alto dal 2016. Le nuove regole prevedono un meccanismo di solidarietà per la condivisione
degli oneri dell'accoglienza dei richiedenti asilo, tramite una redistribuzione
fra i Paesi dell'Unione europea sostituibile con contributi finanziari. Ma
anche maggiori controlli alle frontiere e procedure più rapide per
esaminare le richieste di asilo ed effettuare i rimpatri delle persone
migranti. Il pacchetto di leggi, presentato
dalla Commissione europea nel settembre 2020, intende affrontare sia la
“dimensione interna”, cioè la gestione delle richieste d'asilo di chi entra
irregolarmente nell'Ue, sia la “dimensione esterna”, cioè le strategie e gli
accordi con i Paesi africani e asiatici per ridurre i flussi migratori diretti
nell'Unione. Il Regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione,
approvato con 322 voti favorevoli, 266 contrari e 31 astenuti, decide
quale Stato membro è responsabile di una richiesta di asilo. Non viene
modificato il principio cardine del regolamento di Dublino, per cui ogni
persona migrante può chiedere asilo solo al primo Paese dell'Unione
europea in cui arriva. Ci saranno però più deroghe: ricongiungimenti
famigliari, conoscenza della lingua o ottenimento di un titolo di studio in un
Paese, consentono a un richiedente asilo di presentare a quel Paese la propria
domanda. La responsabilità dello Stato di primo ingresso durerà 20 mesi,
12 per le persone salvate in mare. Inoltre, il regolamento stabilisce un meccanismo di “solidarietà obbligatoria” fra gli
Stati dell'Unione. Ogni anno la Commissione europea redigerà un rapporto per
identificare le situazioni di forte pressione migratoria di ogni Paese e
istituirà un solidarity pool, cheprevede un
minimo di 30mila ricollocamenti e 600 milioni di finanziamenti all'anno, di cui
beneficeranno gli Stati soggetti a maggiore pressione migratoria. Gli altri Paesi membri dell'Ue possono contribuire ad
alleviarla in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul
proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi
e procedure di accoglienza nel Paese sotto pressione. Significa che ogni
ricollocamento potrà essere "sostituito" con un contributo di 20mila
euro. Il calcolo della parte che spetta a ogni Paese in termini di
ricollocamenti o finanziamenti tiene conto di due fattori: popolazione e
prodotto interno lordo. La stima annuale della Commissione deve essere poi
approvata dagli stessi Stati membri, con un voto a maggioranza qualificata in
Consiglio. I ricollocamenti dunque non saranno di per sé obbligatori, ma se non
ce ne saranno abbastanza, uno Stato membro sotto pressione migratoria può
evitare di prendere in carico le richieste d'asilo dei cosiddetti
"dublinati", persone migranti che sono approdate sul suo territorio e
poi passate irregolarmente in un altro Paese. I
finanziamenti, invece, saranno raccolti in un apposito fondo dalla Commissione
europea possono anche essere indirizzati a misure relative alla gestione dei
flussi migratori nei Paesi extra-europei: un punto che preoccupa molto le
organizzazioni del settore. Il Regolamento sulle procedure di asilo, approvato con 301
voti favorevoli, 269 contrari e 51 astenuti, stabilisce le regole per
effettuare le richieste di asilo nell'Ue, uniformare e velocizzare il
processo. Ogni persona migrante avrà un massimo di 21 giorni per presentare la propria richiesta di
asilo, che dovrà essere esaminata entro un massimo di sei mesi.
Alcune persone migranti saranno sottoposte alla procedura tradizionale, altre a
una procedura "accelerata" di frontiera detta border procedure. La border procedure, che esiste già ma è applicabile in
modo volontario, sarà invece obbligatoria per certe
categorie di persone migranti: quelli che mentono alle
autorità, sono considerati un pericolo per la sicurezza, o semplicemente
provengono da Paesi ai cui cittadini non viene di solito concesso l'asilo, cioè
con un tasso di riconoscimento inferiore al 20%. Può durare
al massimo dodici settimane, ne saranno esclusi in ogni caso i minori non
accompagnati, e la Commissione potrà ordinare a un Paese di escludere anche le
famiglie con bambini dalla procedura, se non è in grado di offrire condizioni
di accoglienza adeguate. Per ogni Stato
membro è previsto un tetto massimo di persone che possono essere sottoposte
alla border procedure, la quale coinvolgerà a livello
europeo al massimo 30mila migranti alla volta,
equamente distribuite fra gli Stati membri. Secondo
i critici, la procedura di frontiera comporta una detenzione di fatto di
migliaia di persone migranti, ma la relatrice del provvedimento, l'eurodeputata francese liberale Fabienne Keller,
sostiene che le condizioni in cui la border procedure verrà
svolta dipendono dalle autorità nazionali e non includono necessariamente la
detenzione. “Il Parlamento europeo ha
assicurato l'inserimento di misure che consentissero di garantire il rispetto
della Convenzione sui diritti dell'uomo: buone condizioni di accoglienza e, ad
esempio il diritto all'istruzione e alla protezione per i bambini. E anche il
rispetto della Convenzione di Ginevra, per cui l'esame di ogni richiesta di
asilo dev'essere individuale”. Strettamente
legate alle procedure di asilo, ci sono quelle di rimpatrio. La nuova
procedura per il rimpatrio alle frontiere è stata approvata con 329 voti
favorevoli, 253 contrari e 40 astensioni. Come spiegano a Euronews fonti
europee, le decisioni di rimpatrio seguiranno immediatamente le risposte
negative alle richieste di asilo, mentre al momento passa fra le due un largo
lasso di tempo che rende difficili i rimpatri stessi. Il Regolamento sulla gestione
delle crisi, approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e
46 astenuti, prevede norme eccezionali da applicare solo nei casi di arrivi
massicci e improvvisi di persone migranti o in situazioni particolari come fu
la pandemia da Covid19. In queste
circostanze, un Paese richiede alla Commissione l'attivazione della situazione
di crisi, e se accordata, le sue autorità nazionali potranno applicare misure
più severe, compresi periodi più lunghi per le procedure di asilo: fino a dieci
giorni per la registrazione del richiedente, e quattro settimane in più per
la border procedure, che in questi casi si applicherà
anche a chi proviene da un Paese con il tasso di riconoscimento
dell'asilo inferiore al 50%. Non
esiste comunque, una soglia fissa per determinare la crisi: come spiega a
Euronews il relatore del regolamento in questione, il socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar,
dipenderà dalle circostanze nazionali e locali e da come il sistema di
accoglienza e asilo di un Paese risponderà all'incremento di arrivi irregolari.
Non è nemmeno detto che saranno situazioni di crisi gli improvvisi aumenti di approdi a Lampedusa, perché in ogni
caso è necessario valutare se il sistema sia sovraccarico o meno a livello
nazionale. Una volta certificata la
situazione di crisi, la Commissione emetterà un atto legislativo che deve
passare dal Consiglio dell'Ue, cioè essere approvato con un voto a maggioranza
qualificata dagli Stati membri. Nei
casi approvati, devono aumentare le misure di solidarietà da parte degli altri
Stati, sia in termini di ricollocamenti (la via prioritaria) sia in termini di
finanziamenti, fino a coprire i bisogni del Paese in situazione di crisi, per
un periodo massimo di 12 mesi. Ma nemmeno in questo caso, comunque,
saranno obbligatori i ricollocamenti di persone migranti. Alcuni dei provvedimenti approvati generano
preoccupazioni legate al rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, tanto che
161 organizzazioni della società civile europea avevano chiesto agli eurodeputati di rigettare
il Patto. Durante il voto stesso, un gruppo di attivisti ha interrotto i lavori
dell'aula urlando lo slogan: “Questo Patto uccide,
votate No”. Tra i provvedimenti più
contestati, Il Regolamento Eurodac, approvato
con 404 voti favorevoli, 202 contrari e 16 astenuti, che aggiorna le regole
della banca dati con le prove biometriche raccolte durante il processo di screening, per evitare più richieste di asilo da parte
della stessa persona. Da ora in poi si applicherà anche ai minori dai sei anni
in su: secondo il suo relatore, l'eurodeputato spagnolo di
Vox Jorge Buxadé Villalba, la misura serve a favorire i
ricongiungimenti famigliari. Desta
preoccupazioni pure il Regolamento sullo screening, approvato
con 366 voti favorevoli, 229 contrari e 26 astensioni, che prevede
controlli di accertamento sulle persone straniere in procinto di entrare, o già
presenti in maniera irregolare in territorio europeo, per raccogliere
informazioni su nazionalità, età, impronte digitali e immagine del volto.
"Abbiamo garantito l’accesso alle Ong e agli
avvocati per fornire consulenza. Quindi abbiamo una serie di
garanzie",dice a Euronews la sua relatrice, la socialista tedesca Birgit Sippel. "La
domanda, come anche in passato è se tutto questo verrà implementato. Sarà il
compito del prossimo mandato".
https://it.euronews.com/my-europe/2024/04/10/il-parlamento-europeo-approva-la-riforma-della-politica...