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L'Ue pronta a collaborare con Meloni ma il Pnrr va realizzato.

L'Ue pronta a collaborare con Meloni ma il Pnrr va realizzato.


Nessun commento ufficiale ma un concetto costantemente ribadito:
l'Europa è pronta a collaborare con Giorgia Meloni e il suo governo. Sarà una
collaborazione a tutto campo che, tuttavia, andrà a inserirsi in uno dei
momenti più delicati della storia dell'Ue. Anche per questo la neopremier dovrà
districarsi nei non amplissimi spazi di manovra concessi da Bruxelles in piena crisi
energetica e con una probabile recessione all'orizzonte. La necessità di
cambiare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, sottolineata da
Meloni nel suo discorso programmatico alla Camera, è guardata con estrema
attenzione dalle parti di Palazzo Berlaymont. Il Pnrr, è l'assioma della Commissione,
può essere cambiato ma in "casi eccezionali» e solo dopo una «valutazione
rigorosa" dell'esecutivo europeo. Ad aver ribadito il concetto, nel
briefing quotidiano, è stata la portavoce della Commissione Veerle Nuyts. «Per
richiedere emendamenti ai Pnrr i Paesi devono dimostrare che non ci sono le
condizioni oggettive» per la realizzazione di alcuni degli obiettivi previsti,
ha sottolineato Nuyts ribadendo l'usuale invito che arriva da Bruxelles da
quando è nato il Next Generation Ue: «La priorità è che i Paesi membri attuino
i Pnrrconcordati» con l'Europa. Del tema, certamente, Meloni parlerà nella sua
prima visita a Bruxelles. I vertici delle istituzioni europee hanno già dato
piena disponibilità a ricevere la nuova presidente del Consiglio italiana. L'incontro,
sebbene la data non sia stata ancora concordata, è nell'aria e i rumors più
aggiornati lo danno possibile la prossima settimana o quella successiva. Meloni
e il ministro per gli Affari europei (con delega al Pnrr) Raffaele Fitto
potrebbero tuttavia avere una sponda per apportare delle modifiche al piano: il
programma Repower pensato per l'autonomia energetica dei 27. Un nuovo capitolo dovrà
essere aggiunto al Pnrr e potrà avvalersi dei fondi di Coesione dello scorso
settennato non ancora spesi «Modificare il Pnrr non vuol dire ricominciare da
zero», ha avvertito il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni in
audizione alla commissione Bilancio dell'Eurocamera. Spiegando, tuttavia, che
"un aggiornamento» del piano, con l'inserimento del Repower, è possibile.
«Per il successo del Recovery Fund l'inclusione di un capitolo Repower è
fondamentale quanto prima» e «molti Paesi membri hanno già avviato un dibattito
con la Commissione», ha spiegato Gentiloni. L'alveo in cui si potrà muovere il
governo sarà quindi piuttosto stretto (lo regola l'art. 21 del regolamento sul
Recovery) e, per far sì che la trattativa con l'Ue non si areni, non dovrebbe
toccare il capitolo riforme. L'attesa dell'Ue sulle prime mosse di Meloni non
riguarda solo il Pnrr. C'è il dossier migranti, foriero di possibili tensioni.
E c'è Il capitolo Ucraina, che resta dirimenti. Roma sta dando continui segnali
di rassicurazione sia all'Europa sia alla Nato. «Accolgo con favore la chiara
adesione di Meloni di adesione al patto sia il messaggio che arriva dal governo
sulla linea degli aiuti all'Ucraina», ha sottolineato il segretario generale
dell'Alleanza, Jens Stoltenberg appellandosi a Roma per fare di più negli aiuti
militari a Kiev. Volodymyr Zelensky, che ha già invitato la neopremier nella
capitale ucraina, ha un'idea ben precisa del tipo di aiuto che Meloni potrebbe
avallare: sistemi di difesa anti-aerea, prodotti da Italia, Francia Germania e
pochi altri in Occidente. 

 Fonte: N. 41/22  26/10/2022 

 
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