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In dirittura di arrivo approvazione del Bilancio Ue e Next Generation Eu: oggi la plenaria del Parlamento europeo

Accordo su Bilancio UE 2021-27 e Next Generation EU: ok del Consiglio,
tocca alla plenaria del PE.
Gli Stati membri
confermano le decisioni del Consiglio europeo del 10-11 dicembre, approvando
gli atti legislativi relativi al bilancio UE 2021-2027 e al pacchetto per la
ripresa Next Generation EU, che insieme valgono 1.800 miliardi di euro. Il via
libera della plenaria del Parlamento al prossimo Quadro finanziario pluriennale
è atteso per oggi mercoledì 16 dicembre 2020.

I negoziati
tra Parlamento UE e Consiglio su Recovery fund e QFP 2021-27



I 27 formalizzano, dunque, l'accordo sul bilancio UE 2021-27 e
sul pacchetto Next Generation EU (NGEU) annunciato dal
presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine della prima
giornata di lavoro dei leader UE, il 10 dicembre.

L'intesa tra i 27 è stata resa possibile dal compromesso raggiunto
dalla presidenza tedesca del Consiglio con Ungheria e Polonia, che hanno
rinunciato al veto sul Quadro finanziario pluriennale post 2020 (QFP) in cambio
di una diversa interpretazione della condizionalità di bilancio basata sullo stato di diritto, il
meccanismo concordato con il Parlamento europeo che lega al rispetto delle
regole democratiche e dei principi dell'Unione l'erogazione dei fondi
europei. 

Il progetto di regolamento sullo stato di diritto approvato
dal Consiglio stabilisce una serie di passaggi per l'attivazione del meccanismo
di condizionalità non previsti nell'accordo originario con il Parlamento, che
dovrà confermarlo oggi 16 dicembre.

I 27 hanno inoltre trasmesso al Parlamento europeo il regolamento che
stabilisce il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027
, che
deve essere votato dal PE prima che il Consiglio possa adottarlo formalmente.
Insieme al QFP, l'Aula dovrebbe votare il progetto di accordo
interistituzionale sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia
di bilancio e sulla sana gestione finanziaria, nonché le dichiarazioni
congiunte concordate nell'ambito dei triloghi conclusi il 10 novembre.


La decisione sulle nuove risorse proprie, che riguarda le
modalità di finanziamento del Quadro finanziario pluriennale, con la
semplificazione della risorsa basata sull'Iva, l'introduzione della nuova
tassazione basata sui rifiuti di plastica non riciclata e una tabella di marcia
per l'introduzione di nuove entrate, era invece stata approvata già a settembre
dal Parlamento UE, e ora deve essere sottoposta al processo di ratifica
nazionale da parte dei 27 Stati membri. Il testo prevede anche l'aumento
temporaneo del massimale delle risorse proprie, necessario alla Commissione
europea per raccogliere sui mercati i 750 miliardi del Recovery Fund.
  Separatamente, il Consiglio ha adottato la sua posizione anche sul secondo
progetto di bilancio UE 2021, presentato dalla Commissione la
scorsa settimana alla luce dell'intesa comune raggiunta in sede di comitato di
conciliazione il 4 dicembre. La plenaria dovrebbe approvarlo entro fine
settimana, perchè entri in vigore dal 1° gennaio 2021.

Infine, il Consiglio ha adottato il regolamento che istituisce lo
Strumento dell'Unione europea per la ripresa, i limiti di tempo per l'utilizzo
dei 750 miliardi e la loro assegnazione 
 ai
diversi programmi UE. Come previsto dall'accordo, il testo conferma che 390
miliardi di euro saranno erogati a fondo perduto e 360 miliardi di euro saranno
utilizzati per fornire prestiti agli Stati membri.



Accordo sul bilancio europeo, 15 miliardi in più per i programmi faro.
L'accordo sul bilancio UE 2021-27 raggiunto dal Consiglio
europeo conferma i contenuti dell'intesa provvisoria tra PE e Consiglio del 10
novembre scorso.

Il Quadro finanziario pluriennale ammonta a circa 1.074 miliardi di euro,
cioè il 
tetto massimo di
spesa fissato dal Consiglio europeo di luglio
. Per soddisfare almeno
in parte la richiesta degli eurodeputati di avere maggiori risorse per guardare
oltre l'emergenza Covid e raggiungere i target dell'Unione su temi
quali ricerca, digitalizzazione, lotta ai cambiamenti climatici, sostegno ai
giovani, però, si aggiungono 16 miliardi provenienti principalmente
dalle multe comminate alle aziende che non rispettano le norme europee in
materia di concorrenza leale e in misura minore, per circa 2,5
miliardi di euro, dai margini nell'ambito dei massimali del QFP.


Di questi fondi aggiuntivi, 15 miliardi andranno a rafforzare i
programmi faro, mentre un miliardo contribuirà ad aumentare la flessibilità
di bilancio per rispondere a eventuali crisi future.



A beneficiare del maggiore incremento di risorse è il nuovo programma per
la salute, EU4Health, che - tra risorse del QFP e del pacchetto
Next Generation EU - vede triplicare la propria dotazione, da 1,7 a 5,1
miliardi a prezzi 2018.



A Erasmus Plus vanno invece 2,2 miliardi aggiuntivi,
equivalenti ad un anno di operatività del programma, portando il totale da 21,2
a 23,4 miliardi, sempre a prezzi 2018.


Il mix di risorse del bilancio europeo e di Next Generation EU incrementa
anche le dotazioni per: Horizon Europe, che sale da 80,9 a 84,9 miliardi

InvestEU, da 8,4 a 9,4 miliardi  - il Fondo per la gestione integrata delle frontiere e
la migrazione, da 5,5 a 7 miliardi - 
Europa Creativa, da 1,6 a 2,2 miliardi - il programma Diritti e valori, da 0,6 a 1,4 miliardi -gli aiuti umanitari, da 9,8 a 10,3 miliardi - lo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale
(NDICI), da 70,8 a 71,8 miliardi.


Almeno il 30% delle risorse totali, tra QFP e Recovery fund, dovrà
contribuire agli obiettivi climatici dell'Unione, come già deciso
dal Consiglio europeo, mentre dal 2024 il 7,5% della spesa annuale dovrà andare
agli obiettivi della tutela e conservazione della biodiversità,
quota che salirà al 10% a partire dal 2026.

La parità di genere è invece individuata come priorità
orizzontale a tutti i programmi di finanziamento, che dovranno prevedere
valutazioni di impatto sul tema.



Più risorse per la flessibilità di bilancio

Uno dei 16 miliardi in più aggiunti al pacchetto è invece destinato ad
aumentare la flessibilità di bilancio, che si basa su una serie
di meccanismi concordati già dal Consiglio europeo di luglio.

Tra questi figura, oltre allo strumento di flessibilità in senso
stretto, che è stato incrementato di circa un miliardo grazie
all'accordo, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione
(FEG), che potrà contare su un importo massimo annuo di 0,186 miliardi per
sostenere il reinserimento nel mercato del lavoro delle persone che hanno perso
il loro impiego a seguito di eventi di ristrutturazione importanti e inattesi,
quali crisi finanziarie o economiche.


Vi è poi la riserva di solidarietà e per gli aiuti d'urgenza,
che viene mobilitata in caso di catastrofi e che è intervenuta in Italia a
seguito di eventi sismici ed alluvioni. L'importo massimo annuo è fissato a 1,2
miliardi, di cui il 35% riservato alla componente esterna alla luce delle
crescenti esigenze umanitarie.


Per far fronte alle conseguenze negative dell'uscita del Regno Unito
dall'Unione, in particolare per alcuni settori, è stata poi prevista una riserva
di adeguamento alla Brexit con una dotazione complessiva di 5 miliardi
di euro
 Completa il quadro lo strumento
unico di margine, che consentirà una gestione efficiente dei margini di spesa
nell'ambito del QFP.


Nuove risorse proprie per ripagare il debito del Recovery fund
Insieme al rafforzamento dei programmi faro, cui nelle ambizioni del
Parlamento sarebbero dovuti andare 39 miliardi in più, gli eurodeputati hanno
ottenuto che i costi degli interessi di Next Generation EU non
pesino sugli strumenti di finanziamento europei.

Il Consiglio ha inoltre accettato di porre le condizioni per alimentare con
nuove entrate le casse dell'UE. All'accordo è quindi allegata una tabella
di marcia giuridicamente vincolante che detta le tappe per l'introduzione di
nuove risorse proprie su un orizzonte di sette anni. Si parte nel 2021 con
l'introduzione del prelievo basato sulla platica, seguito nel 2023
dal meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e
dalla digital tax, che la Commissione dovrebbe proporre entro
giugno del prossimo anno. Sempre nel 2021 la Commissione riesaminerà il
sistema di scambio delle quote di emissione di carbonio (ETS), di cui
potrebbe proporre l'estensione al trasporto aereo e marittimo.

Le ultime ad entrare in vigore sarebbero le due risorse proprie più
complesse dal punto di vista politico, cioè la tassa sulle transanzioni
finanziarie e una tassazione delle imprese che potrebbe basarsi su
una nuova base imponibile comune per l'imposta sulle società,
entrambe dal 2026.
Le proposte in questo caso sono attese entro giugno 2024.

Sempre guardando alla gestione di Next Generation EU, che basandosi
sull'articolo 122 del Trattato UE non prevede alcun ruolo per il Parlamento europeo,
gli eurodeputati hanno ottenuto di essere coinvolti attraverso una nuova
procedura, 
 un "dialogo
costruttivo" col Consiglio per partecipare al confronto sulle implicazioni
di bilancio delle decisioni di spesa nell'ambito del piano per la ripresa.

Superato il veto di Ungheria e Polonia l'iter di approvazione formale dell'accordo sul QFP e su NGEU era stato
avviato dal Parlamento UE già l'11 novembre, con il voto dei capigruppo
del Parlamento, seguito dalla discussione in commissione Bilanci. Ad arrestarlo
è stato però il veto di Ungheria e Polonia, paesi già sotto procedura di
accertamento per violazioni dello stato di diritto che, approfittando
dell'approvazione all'unanimità del bilancio europeo post 2020, hanno cercato
di far saltare il meccanismo di condizionalità concordato il 5 novembre da
PE e Stati membri.

In base a questo accordo, gli Stati membri dovrebbero poter decidere a
maggioranza qualificata - e non più solo a maggioranza assoluta - la sospensione
dei fondi europei per violazioni dello stato di diritto.
In più, il
meccanismo scatterebbe non solo quando le violazioni possono mettere
direttamente a rischio la sana gestione del bilancio UE, ma anche per
qualsiasi violazione - individuale, sistemica o ricorrente - che
minacci i valori fondamentali dell'Unione, come la libertà, la democrazia e
il rispetto dei diritti umani.

Il tentativo di Ungheria e Polonia, sostenuti
dal leader conservatore della Slovenia Janez Jansa, di
ottenere la cancellazione del progetto di regolamento è fallito, ma il
compromesso negoziato con i due paesi dalla presidenza tedesca del Consiglio
non corrisponde a quanto concordato con il Parlamento, che attraverso il suo
presidente Sassoli aveva fatto sapere di non essere disposto a
mettere in discussione i risultati raggiunti. 


Cosa prevede il compromesso sullo stato di diritto
La formulazione concordata dai 27 apre infatti diversi margini di manovra
per aggirare, o almeno rimandare, l'operatività del meccanismo di
condizionalità.

In base alle conclusioni del Consiglio Europeo, infatti, il regolamento sul nuovo regime
generale di condizionalità per la protezione del bilancio UE dovrà
essere applicato nel pieno rispetto dell'articolo 4, paragrafo 2, del TUE, cioè
nel rispetto delle identità nazionali degli Stati membri relativamente alle
loro strutture politiche e costituzionali fondamentali e secondo principi di
obiettività, non discriminazione e parità di trattamento. E al fine di
garantire il rispetto di questi principi, gli Stati membri hanno stabilito
che la Commissione europea dovrà adottare degli orientamenti per
l'applicazione del regolamento e che fino alla loro pubblicazione
Bruxelles non potrà proporre alcuna procedura sanzionatoria ai sensi del
meccanismo.

Non solo: le conclusioni prevedono che, qualora uno Stato membro
presenti un ricorso di annullamento in relazione al regolamento, le linee
guida potranno essere messe a punto solo successivamente alla sentenza
della Corte di giustizia europea, in modo da incorporarvi eventuali
elementi pertinenti derivanti dalla sentenza. Un ulteriore passaggio che
pone Ungheria e Polonia al riparo da un'applicazione immediata della
condizionalità, anche se teoricamente il regolamento si applicherà dal 1°
gennaio 2021 con riferimento ai fondi europei del QFP 2021-27 e al pacchetto
NGEU.

Il Consiglio europeo ha previsto inoltre il ricorso al nuovo meccanismo solo
laddove le altre procedure stabilite dal diritto dell'Unione non consentano di
proteggere il bilancio europeo in modo più efficace e che le contromisure siano
proporzionate all'impatto delle violazioni dello Stato di diritto sulla
sana gestione finanziaria del bilancio dell'Unione o sugli interessi finanziari
dell'UE. E ha stabilito che il nesso di causalità tra tali violazioni e le
conseguenze negative sugli interessi finanziari dell'Unione dovrà essere
sufficientemente diretto e debitamente stabilito.

La semplice constatazione di una violazione dello Stato di diritto, quindi,
non sarà sufficiente per attivare il meccanismo e i fattori scatenanti dovranno
rientrare tra i casi individuati in un elenco chiuso di elementi omogenei e non
aperti a valutazioni ed eventi di diversa natura. Il regolamento non
riguardebbe inoltre carenze generalizzate e qualsiasi apertura formale
della procedura dovrebbe essere preceduta da un dialogo approfondito con lo
Stato membro interessato in modo da dargli la possibilità di porre rimedio alla
situazione. 

Le misure adottate nell'ambito del meccanismo dovranno essere riesaminate
su iniziativa dello Stato membro interessato o della Commissione al più tardi
un anno dalla loro adozione da parte del Consiglio. Nel caso in cui la Commissione
decida di non presentare una proposta di revoca delle misure, dovrà indicarne i
motivi e informarne in una riunione il Consiglio.

Tutti questi vincoli rendono un po' meno stringente il meccanismo
concordato a novembre con il PE, il cui voto sul regolamento, insieme a
quello sul Quadro finanziario pluriennale, è previsto per mercoledì 16 dicembre. Completato questo passaggio, entro la fine della
settimana, la plenaria potrà approvare anche il bilancio UE 2021, già votato dal Consiglio
e in attesa del via libera formale degli eurodeputati.

 
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